Rizzoli: «la storia è eredità viva»

di letizia ceriani

Rizzoli Emanuelli, con 117 anni di storia, racconta un modo di fare pesca rispettoso dell’ecosistema marino, con un logo iconico e una mission ben precisa: diventare azienda leader nella fascia premium Gdo nel mercato delle conserve ittiche in Italia (e non solo). MAG ha incontrato la quarta generazione dell’azienda, rappresentata da Massimo Rizzoli, entrato in azienda nel 1990. L’obiettivo è quello di mantenere il livello di eccellenza del brand di famiglia, cercando di rendere conto di una storia che affonda le radici nei primi del Novecento e che dalle prima scatole di alici in salsa piccante ha fatto molta strada.

Il logo, rimasto invariato dal 1907, raffigura tre gnomi (simbolo di buon auspicio e longevità) e il motto dell’azienda: mangiare bene. La fortuna sicuramente è stata una compagna fedele: la passione per il mare e per l’arte di lavorazione e conservazione del pesce viene tramandato oggi dalla quinta generazione Rizzoli (si è unito da poco all’azienda uno dei quattro figli di Massimo).

E il logo non cambia per un motivo ben preciso, spiega Rizzoli: «della trasparenza abbiamo fatto uno stile comunicativo; il racconto delle origini aziendali, costruite da persone come noi in cerca del proprio sogno, avvicina e favorisce un sentimento di “italianità” e affezione al marchio».

Una conduzione solida quella di Rizzoli, che ha portato nel 2021 all’apertura di una nuova sede oltreoceano, precisamente a Norwalk in Connecticut, cui si affianca un nuovo polo logistico nel New Jersey, in posizione strategica vicino al porto di New York. Si tratta di un mercato in espansione che sta rispondendo bene alle aspettative. L’obiettivo strategico è di consolidare nuove opportunità commerciali nel territorio, incrementando il presidio nei principali canali retail.

La proposta, in Italia e all’estero, è sicuramente convincente: un’esperienza ultracentenaria, un metodo di pesca sostenibile – quello della lampara –, la lavorazione artigianale di un prodotto 100% italiano. Laddove tradizione «non significa immobilismo – spiega Massimo Rizzoli – ma lavorare unendo l’esperienza a un forte spirito innovativo».

Una storia la vostra che dura da più di 100 anni, e che è arrivata oggi alla quinta generazione. Come si coniuga il rapporto con la tradizione?
Crediamo che la nostra forza stia nella capacità di tradurre la storia e l’esperienza ultracentenaria in prodotti innovativi e unici per qualità e varietà. Proporre al consumatore nuovi prodotti che diventano lo specchio della nostra dinamicità, nel pieno rispetto della tradizione della nostra azienda.

In che modo?
Se penso ai miei avi, a fine ‘800 hanno inventato una ricetta che mantiene la stabilità a temperatura ambiente, ricca di spezie e lavorazioni segrete, senza particolari strumentazioni. Nel 1913 sempre mio bisnonno ha depositato il brevetto per l’apertura a strappo…qui si è aperto un mondo nuovo per le conserve che dava l’opportunità di consumarle lontano da casa e senza l’utilizzo di un apriscatole. Oggi diamo per scontato tutto ciò, ma cent’anni fa era un’innovazione incredibile. Per questo le alici Rizzoli sono entrate a far parte della dotazione dell’esercito italiano.

L’innovazione nata da un’urgenza…
Assolutamente. L’innovazione fa parte del nostro DNA e ancora oggi consumatori e attori Gdo ci riconoscono il ruolo di pionieri dell’innovazione. Siamo stati i primi a lanciare il pack flessibile monodose, e siamo stati i primi a lanciare la linea in olio evo biologico, così come abbiamo portato i filetti di tonno in vaso vetro. Grazie alla certificazione MSC per le alici, abbiamo poi aperto un nuovo mercato per l’Italia quello delle alici in banco frigo. Questo richiede una nuova lavorazione della materia prima per avere un ridotto contenuto di sale. Sono due cose separate: siamo stati i primi ad ottenere la certificazione Msc per le Alici in Italia nel 2016 (anche per lo scaffale) poi nel 2019 abbiamo aperto il mercato del banco frigo.

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Letizia Ceriani

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