Riedel, la forma del vino

Aprire il capitale a un socio finanziario o andare in Borsa? «Non pensiamo a nulla di tutto questo». MAG ha parlato con Maximilian Riedel (nella foto). Quando si dice Riedel, nel mondo, si parla di cristallo. E più nello specifico di bicchieri. L’impresa riuscita a questa famiglia austriaca con più di 260 anni di storia imprenditoriale alle spalle, è stata quella di intuire che quando si parla di vino, il contenitore può valere quanto il contenuto. Bere da un calice adatto migliora, anzi esalta l’esperienza gustativa fino a renderla unica. Realizzare questi calici è diventata un’arte che ha reso il brand Riedel e i suoi prodotti un’icona mondiale.

Le cifre di questo impero di cristallo? L’azienda preferisce non fornirle. Ma per averne un’idea, basta andare sulla versione in lingua tedesca di Wikipedia (qui il link): parliamo di una realtà con circa 400 dipendenti (che arrivano a 1.300 con quelli acquisiti da Nachtmann e Spiegelau) e ricavi per 260 milioni di euro (dato risalente al 2013).

Maximilian Riedel, oggi presidente e amministratore delegato dell’azienda di famiglia, è il rappresentante dell’undicesima generazione. E come i suoi predecessori è convinto che Riedel debba continuare a essere l’azienda di famiglia. Dopo le acquisizioni del 2004, l’azienda ha raggiunto un assetto stabile e per il momento non ha in programma altre operazioni di acquisizione.

Ciò che invece continua è la creazione di nuovi prodotti. A febbraio, in occasione di Homi, Riedel ha presentato il suo decanter Dog, ultimo esemplare di una collezione ideata per festeggiare il capodanno cinese. Come racconta qui Maximilian Riedel.

 

Come mai questa attenzione all’oroscopo cinese?
Il calendario cinese è diventato per noi una tradizione da rispettare. Il primo decanter della serie è stato il Dragon del 2012. Successivamente, abbiamo ideato il serpente Boa nel 2013, poi il Cavallo nel 2014 e infine Ayam il gallo nel 2017. In particolare, il serpente rappresenta il mio anno di nascita. L’animale è anche protagonista di una collezione di decanter, la “serie Snake” che include Eve (2009, dedicata alla mia amata madre Eva), che ricorda un cobra, Mamba (2011) e Boa (2013).

Il mercato cinese è cresciuto molto negli ultimi anni per chi produce vino: quindi anche per chi realizza calici? Che potenzialità ha?
Il mercato del vino in Cina sta entrando in una nuova fase. L’emergere della classe media cinese e la forte crescita interna hanno fatto nascere nuovi bisogni tra la popolazione. Questo ha comportato un aumento del consumo di vini: in soli due anni la Cina è diventata uno dei primi mercati al mondo per le importazioni di questo prodotto. Questo indubbiamente ha avuto degli effetti positivi sulla nostra attività e sulla richiesta dei nostri calici funzionali: più aumenta il numero di esperti e appassionati di vino, più si fa forte l’esigenza di avere il recipiente più adatto alla degustazione.

Cina a parte, quali sono i mercati che stanno andando meglio per voi?
Al momento le esportazioni rappresentano il cardine del nostro business. USA, Giappone e Australia sono per noi mercati chiave, ed è in queste geografie che celebriamo da anni il nostro successo. La strategia per il futuro è quella di entrare in nuovi mercati come l’Africa e l’America Latina, ma anche di puntare con maggiore spinta sul mercato cinese.

E l’Italia?
Da oltre 20 anni il nostro partner in Italia è Gaja distribuzione ed è grazie al contributo personale della famiglia Gaja (azienda piemontese, tra i più importanti produttori di vino d’Italia, ndr) che siamo riusciti a crescere ogni anno sul mercato italiano. L’Italia è sempre stata per noi una delle piazze principali essendo un luogo di produzione e consumo di vino pregiato. Inoltre, Riedel è molto attenta al design del vetro e Venezia è uno dei posti migliori al mondo per questo.

Avete collaborazioni?
La nostra azienda collabora dal 2014 con l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti e sponsorizza il premio internazionaleGlass in Venice, un progetto realizzato insieme alla Fondazione Musei Civici di Venezia per valorizzare il patrimonio artistico del vetro dei maestri artigiani di Murano. Questa collaborazione ha portato alla creazione del Riedel Award, una manifestazione che premia i giovani artisti e designer (under 30) provenienti da tutto il mondo che presentano un portfolio di stoviglie e accessori per la casa in vetro, realizzati attraverso l’utilizzo di una o più tecniche di produzione. A settembre 2018 ci sarà la quinta edizione.

Chi sono i vostri migliori clienti nel nostro Paese?
La nostra fonte principale di fatturato in Italia viene dall’ospitalità.

A proposito di ristoranti e ristoratori italiani, chi sono i più attenti nella scelta e nella cura dell’assortimento dei calici?
I ristoratori più attenti alla carta dei vini dovrebbero avere scegliere i calici adeguati in cui servire ai propri clienti i vini prestigiosi. Per ottenere davvero il massimo da un buon vino, tutti, specialmente i ristoratori, dovrebbero selezionare con cura e attenzione il calice giusto. Un vino può presentare caratteristiche completamente diverse in base al bicchiere in cui viene servito. Proprio per questo motivo Riedel cerca di educare migliaia di consumatori ogni anno organizzando degustazioni in tutto il mondo. Spero che in un Paese così fortemente legato alla cultura del vino, quale è l’Italia, questo messaggio sia oggi ben chiaro e radicato.

Chef o produttori di vino sono mai stati anche vostri consulenti nello studio e realizzazione di nuovi prodotti?
Certamente, produttori ed esperti di vino sono i nostri partner strategici principali. Per questo motivo organizziamo periodicamente degustazioni e workshop che coinvolgono i veri protagonisti del settore enologico che vogliono valorizzare i loro vini. E ciò può avvenire attraverso la scelta del calice più adatto, progettato per vitigni specifici.

Più di recente invece avete fatto un bicchiere per la coca cola: avete detto subito di sì o avete vissuto un piccolo dilemma?
La collaborazione con Coca-Cola Company è stata avviata cinque anni fa, nel 2013. La società ci ha contattato all’epoca chiedendoci di realizzare un bicchiere adatto a esaltare il gusto della Coca-Cola, e noi non ci tiriamo mai indietro in questi casi! Siamo stati entusiasti di avere l’opportunità di progettare un bicchiere per uno dei marchi più apprezzati al mondo e offrire ai consumatori un recipiente in grado di offrire l’esperienza ottimale della Coca-Cola. 

Chi se n’è occupato?
È stata una sfida straordinaria che abbiamo portato avanti con un team guidato da mio padre Georg J. Riedel e composto da esperti della famosa cola. Il gruppo ha esplorato le differenze di sapore date dalle diverse forme e il risultato è stato incredibile: un prodotto che, ispirato all’iconica bottiglia della Coca Cola, è in grado di esaltare il gusto della bevanda.

Ha avuto successo?
Assolutamente sì. 

Altra collaborazione al di fuori del mondo del vino è stata quella con Nespresso. Anche qui le chiedo: con quali risultati?Esattamente come un buon vino, anche il caffè merita un recipiente adeguato che ne valorizzi al massimo il gusto. Questa è la ragione che sta dietro a ogni nostra collaborazione. Insieme ai principali sommelier del caffè di Nespresso abbiamo creato le tazzine Nespresso.

Riedel ha dimostrato che bere un bicchiere di vino è un’esperienza che cambia molto a seconda del vino e del bicchiere in cui lo si beve: è stata una rivoluzione…
Siamo oggi leader mondiali nel settore dei calici funzionali. Numerosi workshop in tutto il mondo con produttori di vino, sommelier e maestri del vino hanno dimostrato la qualità dei nostri prodotti. I migliori produttori di vino e sommelier al mondo raccomandano i nostri calici, un riconoscimento che ci inorgoglisce.

Avete dato forma al vino: come funziona?
Il vitigno è uno degli elementi chiave che determina l’equilibrio tra sapore fruttato, acidità, tannini e alcol. Mio nonno, mio padre e io siamo riusciti a trovare le forme che consentono al vino la migliore evoluzione aromatica. Fattori principali sono il diametro del bicchiere e la forma del bordo, influiscono nell’incontro tra il vino e il palato. L’armonia tra queste due caratteristiche è in grado di trasformare un sorso in un piacere perfetto, la disarmonia porta alla delusione.

Non esiste un calice universale?
No. Non crediamo esista. Ci sono alcune forme che sono adatte a diverse varietà di uva e altre specifiche per i vini più popolari (come il Cabernet, Pinot Noir, Syrah e Chardonnay). Ci aspettiamo che i nostri clienti possiedano tutti i bicchieri della nostra vasta collezione. A casa invece, il calice che non può mancare, è quello studiato per il proprio vino preferito.

Voi siete una impresa familiare. Com’è composto l’azionariato?
Siamo un’azienda a conduzione familiare al 100%.

La vostra crescita, negli anni, è passata anche per acquisizioni. Ricordo quella della Nachtmann. Ce ne sono state altre dopo il 2004?
Nel 2004 Riedel ha rilevato il gruppo tedesco Nachtmann e la sua controllata Spiegelau. Da allora, i marchi Riedel, Nachtmann e Spiegelau sono stati venduti con il nome Riedel Glass Works, quello di uno dei maggiori produttori dei più prestigiosi calici in Europa. Siamo molto contenti della nostra organizzazione. Non abbiamo in previsione altre acquisizioni per il momento.

Borsa, fondi, ecc: pensate che in futuro il capitale si possa aprire?
No, niente di tutto questo.

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