Pesce, il surgelato batte il fresco
L’Italia, evidenzia il Crea, è uno dei principali paesi Ue dove si mangia più pesce. I consumi domestici sono in aumento del 2,5% in quantità e in valore, grazia a polpi e calamari.
Sulle tavole italiane è record per il pesce surgelato e in scatola che mettono a segno nei primi sei mesi del 2020 un + 20% e +12%. Il tutto va a discapito del prodotto fresco, che più ha sofferto degli effetti dell’emergenza sanitaria, con una domanda in calo del 6%, pari a quasi la metà del valore dell’intero comparto.
La situazione è data da una penalizzazione dovuta alla chiusura della ristorazione, “il posto giusto per mangiare il pesce” secondo quasi la metà degli italiani. A questa si aggiungono le difficoltà di riorganizzazione delle vendite della grande distribuzione nel primo periodo di emergenza.
Questo, in sintesi, è ciò che emerge nell’ultima edizione dell’Annuario dell’agricoltura italiana del Crea Politiche e Bioeconomia.
Secondo il Crea diminuiscono volume e valore degli sbarchi di pesce, come anche la produzione della piscicoltura.
Mentre l’industria di trasformazione continua a essere dominata da piccole e micro imprese, spesso a carattere familiare, migliora leggermente il saldo negativo della bilancia commerciale di prodotti ittici attestandosi a 5,1 miliardi. Si registra, infatti, una flessione del 2% per le importazioni e del 4,7% per le esportazioni.
Sul fronte della produzione ittica nel semestre diminuisce del 10% la quantità e del 7% il valore.