Olio, stimato calo produttivo del 25% su base annua
Si conferma la crisi nel mercato dell’olio, ma da Puglia e Sicilia arrivano segnali di ripresa. Confagricoltura ha presentato le stime sulla campagna olearia 2021/2022: si aspetta una riduzione del 25% rispetto all’anno scorso.
In base alle note di Confagricoltura, risulta azzerata la produzione in Veneto e Lombardia a causa del clima che ha inizialmente ritardato le fioriture e, con le grandinate estive ha portato a una perdita del 90%. In Liguria la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani. Dimezzata la produzione anche in Emilia-Romagna.
La situazione al Centro e al Sud si presenta più varia e altalenante a causa del clima e della disponibilità idrica. In Toscana, sulla costa, si avrà circa il 50% della produzione potenziale; nelle zone interne si andrà al 30%, ma lo stato fitosanitario è sotto controllo. In Abruzzo, rispetto al 2020, la produzione registrerà un aumento del 10%. In Umbria si avrà un calo importante, anche se la qualità è ottima. Per Marche e Sardegna si prevede una contrazione, mentre nel Lazio l’andamento produttivo si mostrerà poco costante, con le province di Latina e Frosinone che lasciano presagire una buona raccolta, mentre Rieti, Viterbo e Roma avranno volumi più bassi.
Sembra tenere l’olio extravergine nelle regioni meridionali: in Molise, nonostante la siccità, si prevede un aumento del 10%, in Puglia si annuncia un’ottima annata, anche se con i volumi in parte condizionati dalla siccità. In Sicilia c’è soddisfazione per lo stato fitosanitario, ma la quantità invece è variabile: le rese in olio limitate fra il 6% il 10%. In Calabria la campagna presenta una situazione decisamente diversificata, con le aree costiere di Cosenza e Crotone in carica e una buona produzione anche nelle zone interne.
L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite. Sempre a livello internazionale, è il secondo produttore, dopo la Spagna e secondo esportatore. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli Usa, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna). La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%), è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità. Negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%.
«Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi – ha afferma Walter Placida, presidente Federazione (FNP) Olio di Confagricoltura –Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali, che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma che ha influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio».