Le creature di Lanthimos: romantici mascherati da cinici
di letizia ceriani
E se i cinici fossero solo cuori fragili incapaci di sostenere i dolori del mondo? È una visione romantica quella di Yorgos Lanthimos, regista e sceneggiatore greco classe 1973, che fino a oggi ha goduto nel lasciarci inquieti. Temi forti, i suoi più cari, un rapporto con la sfera sessuale che divertirebbe molto Freud, grandi prove attoriali e mondi capovolti. Nel 2024 arriva nelle sale Poor Things e il regista cambia binari. La pellicola si presenta agli Oscar con ben 11 candidature, avendo già in tasca il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia 2023.
Mitologico, controverso, provocatorio e allegorico, ancora una volta, Lanthimos mette in scena il trauma, la perdita e l’umanità complessa – e soprattutto bizzarra, protagonista anche i suoi più famosi The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro e La Favorita – ma lo fa con un’ironia leggera. Ingenuità e candore incontrano sesso, emozione, violenza, cultura e bellezza e ribollono nella trama del film, tenuto in piedi dai grandi occhi di una splendida Emma Stone in stato di (dis)grazia.
Un’opera olistica, Poor Things, che tiene insieme tante cose e tanti generi cinematografici: è commedia, dramma, grottesco, a tratti splatter. Lanthimos riadatta un romanzo del 1992 scritto dall’autore scozzese Alasdair Gray lasciando intatta (o quasi) la tensione politica dell’originale, e trattenendo la reinterpretazione del mito di Frankenstein, ma al femminile – vero protagonista della storia.
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