Il trend è “veg” ma l’etichetta è senza legge

Continua a crescere in Italia il numero di vegani e vegetariani. Secondo l’ultimo rapporto Eurispes, sono 1,8 milioni le persone che hanno scelto una dieta alimentare priva di carne e di derivati animali. Rispetto all’anno precedente, in particolare, il numero di vegani è triplicato raggiungendo il 3% del totale. Di conseguenza, si moltiplicano le aperture di nuovi locali vegetariani-vegani e crescono sugli scaffali di piccoli e grandi supermercati le offerte di prodotti privi di derivati animali.

C’è però un aspetto da tenere in considerazione per le sue implicazioni legali: «A oggi non sono stabilite condizioni di legge per l’utilizzo del claim “vegano” e “vegetariano” sull’etichetta di un prodotto alimentare. Pertanto, tale claim è legittimo sul presupposto che non sia ingannevole», spiega a MAG l’avvocata Barbara Klaus dello studio Rödl & Partner (nella foto), esperta di diritto europeo e internazionale, specializzata nel diritto alimentare Ue e degli Stati membri.

«Attualmente vige il principio generale secondo cui queste indicazioni non debbano trarre in inganno il consumatore, altrimenti si tratta di pubblicità ingannevole. Ma ci sono casi in cui, pur essendo indicato in buona fede il claim “vegano” o “vegetariano”, il prodotto subisce una contaminazione involontaria tecnicamente inevitabile durante i processi di produzione, ad esempio negli stabilimenti che utilizzano macchinari per alimenti anche di origine animale».

Da qui nasce un ulteriore problema per le persone con allergie alimentari, che scelgono prodotti vegani perché confidano che non contengano determinate sostanze: «Se vi è una contaminazione, l’azienda non sarà perseguita per pubblicità ingannevole quando può provare che la contaminazione era tecnicamente inevitabile, ma può essere sanzionata se non ritira il prodotto dal mercato al fine di tutelare la salute dei consumatori», spiega l’avvocata Klaus.

Oggi esistono associazioni che, dopo appositi controlli, permettono di utilizzare il logo vegano-vegetariano sui prodotti: tra queste l’Istituto certificazione etica e ambientale (Icea), con la certificazione Bio Vegan, e The Vegan Society, riconosciuta a livello europeo, come ha spiegato a MAG l’azienda Biolab che produce questo tipo di alimenti. Le aziende procedono poi a una autocertificazione e infine le autorità competenti verificano che i prodotti siano davvero vegani o vegetariani.

«Ma c’è ancora troppa insicurezza analitica sui metodi di controllo degli allergeni», sostiene l’avvocata, che sconsiglia alle aziende l’uso della dicitura “100% vegetale” in etichetta, perché con quel 100% viene data una garanzia in più molto rischiosa proprio per il motivo della possibile contaminazione. Per tentare di risolvere questa situazione e fare più chiarezza, in Germania un gruppo di lavoro governativo ha proposto alla Commissione europea di elaborare una definizione comune e giuridicamente vincolante in tutti i Paesi dell’Ue dei termini “vegetariano” e “vegano”.

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