Il Moro. Viaggio in Sicilia a casa Butticé
di letizia ceriani
L’anima del Moro si incarna nel lento abbraccio di Vincenzo, Salvatore e Antonella Butticé che dal 1996 si dedicano alla ristorazione. Il Moro sorge alle porte di Milano, nel centro storico di Monza e propone una cucina gourmet di chiara vocazione siciliana. I copioni in famiglia sono sapientemente distribuiti: in cucina Salvatore, specializzato in pasticceria, Vincenzo, che nasce cuoco e diventa padrone di casa, in sala Antonella, sommelier precisissima.
La perfetta coincidenza tra forma e contenuto, l’attitudine all’ospitalità tutta mediterranea, si manifestano nelle portate realizzate in una veste contemporanea degna della tradizione. La carta dei vini, che annovera circa 450 etichette, racconta i terroir di Sicilia e Lombardia.
Poco da dire sulla cura del contesto. Il servizio è giovane e professionale, gli spazi eleganti e raccolti, il cibo è un tripudio di finezza e gusto e viene impiattato con maestria.
«In cucina si sbaglia anzi, si deve sbagliare – spiega Vincenzo – La storia è piena di grandi piatti nati da un errore». Ma, vi posso assicurare, che era tutto impeccabile.
L’entrée consiste in una serie di golosi appetizer: patè di sarde e chutney di cipolla rossa, pane cunzatu e finocchietto selvatico, sfincione e piccole sfoglie di cipolla con foie gras.
Si passa subito alla portata del pane (con il pane questa volta…), fatto in casa due volte al giorno utilizzando solo antichi grani siciliani, frutto di 36 ore di lievitazione con lievito madre. Ci tuffiamo nella fiera del carboidrato: focaccia, pane in cassetta di legno, brioches sfogliate salate ai mille semi e sottili grissini ai peperoni.
Accogliamo ora uno dei piatti signature dello chef, l’assoluto di gambero “Regina Margherita”, ovvero un cannolo di battuta di gambero di Mazara del Vallo ripieno di caponatina di melanzane, accostato a qualche goccia di frutto della passione, pistacchi e polvere di olio extravergine. La quintessenza della Trinacria.
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