I trend 2023: la voce delle cantine

Di Camilla Rocca

Il 2023 come è visto dai produttori di vino? Lo abbiamo chiesto a Valter Fissore, proprietario con la moglie Nadia Cogno della cantina Elvio Cogno nelle Langhe, con i suoi 15 ettari di proprietà è l’azienda a possedere la maggiore superficie vitata del Cru Ravera, divenuto oggi una delle MeGA (menzioni Geografiche Aggiuntive) più importanti del Barolo.

Da sinistra: Nadia Cogno e Valter Fissore

«Negli ultimi anni l’azienda è cresciuta in maniera costante, anche durante la pandemia.  Dal nostro punto di vista le aspettative sono positive, soprattutto per il Barolo. Non vi saranno novità in termini di prodotto, ma il 2023 sarà l’anno dell’uscita sul mercato dell’annata 2019, un’annata dalla quale possiamo aspettarci molto dal punto di vista qualitativo», racconta Fissore. «Per quanto riguarda il mercato vinicolo nel suo complesso, non ci aspettiamo grandi volumi di crescita anche a causa della crisi energetica e della conseguente crescita dei prezzi dei vini, dovuti al costo delle materie prime. Non credo che questo riguarderà più di tanto il mercato del Barolo, mentre riguarderà senza dubbio i vini di fasce di prezzo più basse. Come causa dell’andamento climatico, il trend è quello di avere vini sempre più alcolici. Come Elvio Cogno abbiamo adottato delle tecniche in cantina per rendere i vini più freschi, rendendo questa alcolicità meno avvertita. Quello che conta per noi è l’equilibrio di un’annata, dove l’alcolicità non viene messa in evidenza. Un ottimo esempio lo dà l’ultima vendemmia, la 2022. É stata un’annata molto anomala, sotto tutti i punti di vista: ci aspettavamo vini squilibrati e più alcolici del normale, ma siamo riusciti ad ottenere vini molto freschi e molto piacevoli. Personalmente non credo che l’incremento alcolico crei problemi dal punto di vista del consumo del vino, e l’alcolicità è proprio l’ultimo aspetto che tratto in una mia degustazione. Non nego che il neofita possa sentirsi intimorito da una gradazione alcolica elevata, che al contrario non rappresenta un problema per i nostri consumatori».

Castello di Meleto è il simbolo di Gaiole in Chianti, uno dei comuni più alti della denominazione. Il suo legame con il vino inizia nel XI secolo con i monaci benedettini ma risale al 1256 la prima citazione scritta del suo nome. Ma questa cantina storica è anche simbolo di una vera e propria rivoluzione che inizia nel 1968 con la “Operazione Vigneti”, primo crowdfunding italiano nel mondo del vino, grazie all’intuizione di Gianni Mazzocchi, editore di riviste come Quattroruote e Quattrosoldi. Quest’ultima era dedicata ad appassionati di economia e finanza: proprio a questi lettori fu proposto di acquistare delle quote di un patrimonio italiano che rischiava divenire abbandonato. Nasce così Viticola Toscana, oggi Castello di Meleto Società Agricola, proprietaria del Castello e degli oltre 1100 ettari di terreno.

Risponde sulle novità in azienda e i trend per il 2023 Michele Contartese, general manager: «Iniziamo l’anno con il restauro della torre storica del castello dove sarà allestita una suite su 3 piani con spa privata per completare la nostra offerta turistica con un’esperienza chiantigiana unica. Nel nuovo anno è anche previsto l’inizio di importanti lavori dell’adeguamento della cantina di produzione ai nuovi vigneti e aggiornare i macchinari alle nuove esigenze di risparmio energetico grazie a nuove tecnologie disponibili», dichiara Contartese. Per il futuro invece: «Dopo due anni di crescita nelle vendite in volumi e fatturato, ci aspettiamo una leggera e fisiologica contrazione dei consumi dovuta anche ad aspettative di rallentamento dell’economia mondiale. Sul reparto turistico le previsioni invece sono di aumento del numero di visitatori anche grazie alle nuove offerte esperienziali per il nuovo anno inserite nel pacchetto di Castello di Meleto».

Punto di riferimento nel panorama del Prosecco Superiore, la cantina Bortolomiol ha sede a Valdobbiadene (TV), nel cuore della denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.

Le sorelle Bortolomiol

Elvira Bortolomiol, vicepresidente della Bortolomiol Spumanti racconta la sua previsione per il futuro: «Per il 2023 ci auspichiamo un trend di crescita a doppia cifra, confermando così anche l’andamento dell’anno 2022 in chiusura, in cui supereremo i 15 milioni di fatturato. Il nostro focus di prodotto sarà sicuramente sulle selezioni sia in termini di produzioni limitate dei nostri spunti, sia in termini di scelta di piccoli appezzamenti di vigneto, spesso complessi da lavorare, dove la pendenza delle colline è così importante che la vendemmia viene definita eroica, come lo sono le nostre Rive. Sicuramente nel 2023 stapperemo la terza vendemmia del nostro 70th Anniversary, uno spumante iconico, nato solamente qualche anno fa e che ha già ricevuto molti premi nei concorsi internazionali».

La cantina Pala è tra le più storiche e importanti per la produzione vinicola sarda: dagli albori del Novecento la famiglia è impegnata nella viticoltura, nel 1950 viene fondata la cantina e nel 1974 viene spostata nel centro del paese di Serdiana, nel cagliaritano, in una corte che conserva la struttura tipica della casa campidanese.

Ci racconta le previsioni per il futuro Fabio Angius, direttore commerciale di Pala: «Prevediamo una crescita tra il 10% e il 12% rispetto al fatturato di quest’anno. Nel 2023 consolidiamo ulteriormente il mercato italiano grazie alla partnership distributiva con Cuzziol Grandi Vini e contiamo di crescere ancora sui mercati esteri. Le prospettive sono buone anche se c’è ovviamente l’incognita inflazione e dunque prezzi altissimi con vetri e imballaggi praticamente più che raddoppiati nel 2022. Confidiamo in una situazione migliore anche se, come molti, abbiamo fatto scorta per evitare eccessive oscillazioni – e conclude – Il consumo del vino di qualità regge sempre bene, anche tra i giovani, il vino non è un alcolico è semplicemente vino e le occasioni di consumo sono certamente simili ma anche molto molto diverse. Non è questione di ridurre il tasso alcolico del vino alterando ciò che la natura fa, non dimentichiamo che il vino è il prodotto della natura, del grado di maturazione di uve che si sono adattate anche al cambiamento climatico e di conseguenza anche il tenore alcolico è il risultato di questa “nuova natura” che ogni produttore rispetta essendo in prima fila nella salvaguardia del territorio, ingrediente principale di ogni vino».

Letizia Ceriani

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