Home restaurant, le novità della nuova legge

Passa alla Camera dei deputati il disegno di legge per regolamentare il fenomeno sempre più diffuso degli home restaurant. Il testo, presentato in parlamento dal Movimento 5 stelle e condiviso da altre forze politiche, punta a disciplinare l’attività occasionale di ristorazione nelle abitazioni private, attraverso cui persone comuni invitano estranei a cena a pagamento. Ora si aspetta solo il parere del Senato.

Tra le misure previste c’è il limite di 500 coperti l’anno per ogni home restaurant, che deve considerarsi come un’attività saltuaria e non deve generare incassi superiori a 5mila euro l’anno. Se questa soglia viene superata, scatta l’obbligo di dotarsi di partita Iva e di iscrizione all’Inps entrando nel normale regime fiscale.

Il pagamento deve essere effettuato solo tramite sistemi elettronici (carte di credito o bancomat) sul sito che gestisce le prenotazioni, così da rendere tracciabile ogni movimento e scongiurare l’evasione.

Chi decide di intraprendere questo tipo di attività non potrà affittare la stessa casa tramite Airbnb. Infatti «non può essere esercitata nelle unità immobiliari a uso abitativo in cui sono esercitate attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale».

L’obbligo Haccp (attestato dell’analisi dei rischi e controllo dei punti critici) è stato sostituito con analoghi obblighi in capo al gestore della piattaforma web o che dovranno essere stabiliti con un decreto del ministero della Salute. La dichiarazione di avviamento attività (Scia) è stata trasformata in una “comunicazione digitale” che deve essere inoltrata al Comune, secondo modalità che stabilirà il ministero dello Sviluppo economico.

Il titolare del ristorante domestico deve anche stipulare un’assicurazione sia sulla casa sia per la copertura dei rischi derivanti dalla sua attività. Le multe per chi non rispetta le nuove regole vanno da 2.500 a 15mila euro. I portali di social eating come Gnammo, a cui bisognerà iscriversi per esercitare questa attività, avranno un ruolo di supervisione.

Le stanze della casa dove verrà preparata e servita la cena dovranno essere in possesso di tutti i requisiti igienico-sanitari previsti dalla legge, anche se non è contemplato un cambio di destinazione d’uso dei locali.

Esulta la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) secondo cui «finalmente si mette fine a un’evasione fiscale e contributiva pressoché totale», mentre il fondatore del sito homerestaurant.com Giambattista Scivoletto contesta l’obbligo di registrazione sulle piattaforme dedicate e quello di pagamento elettronico che «impedirà l’85% delle probabili aperture».

Per Cristiano Rigon, fondatore della principale piattaforma di social eating Gnammo, è positivo che esista una norma in materia, ma la legge è anche frutto «di insistenti attività di lobbying da parte delle associazioni di categoria che non hanno realmente compreso quanto l’home restaurant sia lontano dall’esperienza del ristorante e sia non avversario ma strumento di sviluppo del settore».

Secondo una ricerca di Confesercenti, nel 2014 l’universo degli home restaurant ha fatturato in Italia 7,2 milioni di euro con 7mila cuochi social attivi, oltre 37 mila eventi di social eating andati a buon fine e una partecipazione di circa 300 mila persone.

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