Food delivery, il futuro è premium: qualità e servizio al centro
Quella del cibo a portata di clic, meglio se di qualità, è ormai una tendenza affermata anche in Italia. Stiamo parlando del fenomeno del food delivery, un mercato che a livello internazionale valeva circa 94 miliardi di dollari nel 2015 ed è previsto in aumento nei prossimi anni.
I maggiori player in questo settore sono stranieri: la danese JustEat, la londinese Deliveroo e la tedesca Foodora, che hanno modelli di business differenti.
Ma anche gli italiani stanno cercando di ritagliarsi una fetta importante della torta, almeno nel nostro Paese dove il mercato del cibo a domicilio ha ancora ampi margini di crescita.
Fino a pochi anni fa si era affermato il modello di JustEat che si chiama marketplace. JustEat, quotata al London Stock exchange e valutata oggi 3,7 miliardi di dollari, non offre un servizio delivery ma funge da aggregatore per tutte le realtà che già lo fanno autonomamente (anche quelle di qualità medio-bassa), percependo commissioni piuttosto contenute sulle consegne.
Nella sua orbita sono confluite recentemente la startup bolognese PizzaBo (venduta da Rocket Internet che la aveva comprata per 51 milioni), Clicca e Mangia e DeliveRex, una doppia operazione quest’ultima che ha permesso al gigante danese di insediarsi nelle due città italiane principali per il mercato del food delivery: Milano e Roma.
Ma da quando sulla scena sono arrivati colossi come Deliveroo e Foodora «la tendenza è diventata quella del delivery premium», spiega a Foodcommunity.it Daria Gentiloni Silverj, amministratore delegato di myFOOD che nel giugno 2015 ha avviato con Bacchetteforchetteil processo di fusione per incorporazione in Foodlander srl e opera a Milano, più un progetto pilota a Rimini.
Queste aziende invece puntano su due aspetti fondamentali: servizio di consegna rapida del cibo a domicilio attraverso i propri fattorini e qualità dei locali scelti, con commissioni più elevate che arrivano al 35-40%.
«Il delivery premium è la tendenza del futuro e adesso anche JustEat si sta muovendo in questa direzione», afferma Gentiloni. «I costi per le aziende sono più elevati tra la flotta, gli stipendi e gli uffici, ma lo sono anche i guadagni» soprattutto in città come Milano, dove i clienti sembrano sempre più disposti a ordinare da ristoranti di qualità cibo che viene consegnato personalmente dai fattorini delle aziende di food delivery in imballaggi che mantengono meglio la temperatura.
In Italia, dove il giro d’affari del settore è di circa 400 milioni di euro, a guidare la ‘resistenza’ contro l’invasione dei colossi stranieri c’è proprio myFOOD-Bacchetteforchette, che conta un centinaio di ristoranti in portafoglio su Milano.
A differenza di Deliveroo e Foodora, i cui fattorini hanno un raggio d’azione più ristretto e vicino ai ristoranti perché usano biciclette, myFOOD utilizza una flotta di automobili e motorini per coprire un’area più ampia ed effettuare consegne di lungo raggio anche nell’hinterland milanese.
«Inoltre nella nostra strategia ci sono la partnership con le aziende, la fidelizzazione della clientela e la garanzia di tempistiche e qualità», spiega Gentiloni.
Certamente è difficile competere con i player stranieri che hanno tappezzato Milano con le loro pubblicità, ma secondo Gentiloni «aumentando anche noi il budget con l’aiuto di finanziatori esterni possiamo conquistare una grossa fetta di questo mercato».
Anche se in Italia ‘l’educazione’ al food delivery è più lenta rispetto a Paesi come Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna, ci sono già altre realtà importanti come Moovenda a Roma, Social Food a Palermo e Catania e il mercato agricolo online Cortilia che si occupa di vendita diretta dai produttori ai consumatori. L’ultima frontiera è rappresentata dal progetto di Foorban, che promette di selezionare gli ingredienti più freschi, di cucinare un menù diverso ogni giorno e di consegnare i piatti in meno di 20 minuti in centro a Milano.
Con l’ingresso di tutti questi operatori, il mercato del cibo a domicilio sembra essere diventato un campo di battaglia ma secondo Gentiloni è «tutt’altro che saturo, anzi, ancora estremamente giovane». E tutto da gustare.