Felice Lo Basso guarda tutti dall’alto
Se tre indizi fanno una prova, a Felice Lo Basso piace sicuramente lavorare ad alta quota. Dopo aver guidato la cucina del Grand Hotel Alpenroyal in Val Gardena e quella al 20esimo piano del ristorante Unico a Milano, ora lo chef pugliese, classe 1973, ammira da vicino le guglie del Duomo meneghino.
Dal 14 giugno, sulla terrazza di Galleria Vittorio Emanuele II, ha aperto il nuovo Felix Lo Basso restaurant al quinto piano del TownHouse Hotel che si affaccia sulla piazza centrale del capoluogo lombardo.
La vista mozzafiato è il punto forte di questo locale da 60 posti a sedere (35 interni, 25 in terrazza), che dà inizio al progetto di più ampio respiro Seven Stars di TownHouse Hotels con l’obiettivo di coinvolgere altri cuochi stellati in Galleria e in piazza Duomo. Nello stesso edificio, il modenese Luca Marchini è già diventato chef executive del Pavarotti Milano restaurant museum dedicato al grande tenore.
E ora Lo Basso, con il primo ristorante che porta il suo nome, punta a conquistare la seconda stella Michelin anche attraverso il prestigio della location che «nella ristorazione è ormai diventata più importante del cibo», spiega lui stesso a MAG.
Quanto conta l’effetto estetico?
Tantissimo, oggi vale circa il 60%. Anche per questo motivo ho scelto di aprire in uno dei luoghi più belli di Milano, pur dovendomi adattare agli spazi preesistenti del palazzo storico che possono risultare più scomodi rispetto a quelli di un ristorante completamente nuovo.
Chi sono i suoi soci?
Innanzitutto c’è Alessandro Rosso, proprietario di TownHouse Hotels e ideatore del progetto Seven Stars. Sono stato supportato anche da Emiliana Ferraroni, titolare di un’agenzia di comunicazione e di eventi.
Quanto è stato investito?
Circa 300 mila euro da parte di Rosso, soldi che nel corso del tempo gli verranno restituiti. Sono stati rifatti l’arredamento e il piano di magazzino e stoccaggio, mentre la cucina già esistente è stata ristrutturata.
Qual è il fatturato previsto?
Intorno a 1,2 milioni di euro l’anno. Il locale ha un target alto e anche i prezzi sono abbastanza elevati (menù da 95 o 130 euro, ndr) con un cibo di grande livello.
Chi sono i suoi fornitori?
Longino & Cardenal, Selecta, Gourmet Mania per citarne alcuni. Non badiamo a spese per la qualità dei prodotti.
Nella ristorazione sembra affermarsi la tendenza degli chef in hotel, come mai?
L’hotel dà un servizio migliore e ha un richiamo maggiore rispetto a un singolo ristorante. Fra albergo e locale c’è interazione di clientela, che è anche più disposta a spendere.
C’è anche una migliore organizzazione?
No, se uno fa bene il suo lavoro lo fa anche fuori da un albergo. Si tratta piuttosto di un aiuto reciproco.
Dopo la stella Michelin conquistata nel 2011, ora punta alla seconda?
Certamente sì, punto sempre più in alto, non mi accontento mai.
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