Esselunga, gli scenari dopo la scomparsa di Caprotti
Con la scomparsa del patron Bernardo Caprotti (nella foto), si aprono nuovi interrogativi sul futuro di Esselunga.
A settembre l’imprenditore, che avrebbe compiuto 91 anni il 7 ottobre, aveva dato mandato alla banca d’investimento americana Citi di esaminare le offerte arrivate dai fondi di private equity Cvc (inglese) e Blackstone (Usa). Nella partita c’è anche il retailer statunitense Wal-Mart, già vicino all’acquisto di Esselunga nel 2004.
Ma ora tutto si è fermato in attesa della lettura del testamento di Caprotti con le sue decisioni nei confronti dei due figli avuti dalla prima moglie, Giuseppe e Violetta, e di Marina, nata dal secondo matrimonio.
La lunga lite giudiziaria con Giuseppe e Violetta ha impedito a questi ultimi la successione alla guida del gruppo. Ma non è da escludere che l’impero possa essere suddiviso tra le diverse componenti della famiglia, scatenando nuove battaglie giudiziarie. La possibile vendita dovrà quindi attendere il contenuto del testamento.
L’obiettivo di Caprotti era quello di dare all’azienda continuità di governance attraverso il passaggio del potere nelle mani di un soggetto in grado di garantirne lo sviluppo futuro, evitando che i contrasti tra gli eredi potessero danneggiare l’operatività e la gestione dei supermercati.
Esselunga, controllata dalla holding Supermakets Italiani, fattura 7,3 miliardi di euro, ha un utile di quasi 300 milioni e una redditività di circa 16mila euro al metro quadro (al top nelle classifiche italiane ed europee). La valutazione del business in vendita si aggira attorno ai 6 miliardi.
In questo senso resta da capire come i fondi di private equity possano creare ulteriore valore su un marchio forte come Esselunga, visto che la loro consueta strategia prevede di acquisire un’azienda, monetizzare l’investimento e poi venderla. Sul fronte Wal-Mart, le incognite sono invece legate al margine di autonomia che un grande gruppo internazionale lascerebbe a Esselunga. Infine bisogna considerare il possibile scorporo degli immobili, in capo a La Villata Partecipazioni, e l’eventuale quotazione in Borsa.