Effetto Grand Marnier su Campari, che cresce negli Usa
Effetto Grand Marnier sui conti di Campari, che ha registrato vendite in crescita del 3,1% a 1,18 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2016 e un’accelerazione organica dei ricavi del +6,1% nel terzo trimestre.
L’acquisto da 682,9 milioni di euro dell’azienda francese lo scorso giugno ha anche provocato un calo degli utili del 26,3% a 131,5 milioni, risultato «interamente dovuto a rettifiche negative prima delle imposte pari a 52,2 milioni — dice la nota aziendale — attribuibili ai costi della transazione di Grand Marnier, progetti di ristrutturazione e operazioni di rifinanziamento del debito».
Il debito finanziario netto è salito a 1,358 miliardi dagli 825,8 milioni del 31 dicembre 2015.
«Guardando alla restante parte dell’anno, riteniamo che le prospettive finora delineate rimangano sostanzialmente invariate», ha detto l’amministratore delegato Bob Kunze-Concewitz (nella foto).
«Siamo fiduciosi relativamente al conseguimento di una performance positiva e profittevole del business, trainata dalle marche a priorità globale e a elevata marginalità, in particolare gli aperitivi, il whisky americano e i rum giamaicani».
Dal punto di vista geografico, gli Stati Uniti sono diventati il mercato principale del gruppo Campari: secondo i dati dell’azienda, gli Usa pesano oggi il 25,3% sulle vendite totali, davanti al mercato italiano al 24,2%.
Nel piano di internazionalizzazione, ha aggiunto Kunze-Concewitz, è previsto il «rafforzamento della nostra presenza in Sud Africa attraverso la costituzione di una struttura commerciale diretta locale. È un mercato ad alto potenziale, in particolare per vodka e scotch whisky».