Ecco la differenza tra ghost restaurant e dark kitchen
Si aspettano interventi legislativi che, attraverso regole certe, obiettive ed uniformi, tutelino sia coloro che intendono intraprendere questo tipo di attività sia coloro che ne fruiscono.
Il grande sviluppo del food delivery, anche e soprattutto in epoca pandemica, ha inciso profondamente sulla ristorazione, oggi sempre più attenta non soltanto ai piatti da servire in sala, ma anche a quelli da recapitare a domicilio. Suddividere la propria attività su questi due fronti, ha fatto sì che l’attenzione del settore ristorativo ai servizi di food delivery sia via via aumentata al punto che, complici le chiusure imposte dalla crisi sanitaria, alternate a parziali riaperture in cui la cucina era destinata al solo asporto e consegna a domicilio, si è giunti all’affermazione, anche nel nostro Paese, delle cosiddette “cucine fantasma” note come ghost o dark kitchen, ossia spazi dedicati alla preparazione e assemblaggio di piatti diretti alla sola consegna, quindi senza somministrazione in loco. Ma con una differenza.
COSA CAMBIA?
Si parla ghost restaurant quando un ristorante, accanto alle tradizionali attività di cucina e sala, ne affianca un’altra che opera soltanto in rete, ricorrendo all’e-commerce e avvalendosi, prevalentemente, di piattaforme di food delivery.
Si parla invece di dark kitchen quando viene avviata ex novo un’attività di somministrazione alimentare con sola cucina e consegna domiciliare.
di alessandro klun
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