Cia: l’agricoltura torni al centro delle decisioni politiche
Nella settimana che dà il via agli incontri ufficiali con i candidati alle elezioni del 25 settembre, Cia-Agricoltori Italiani presenta il proprio documento programmatico per i partiti politici. L’appello è diviso in tre capitoli: emergenze, Pnrr, orizzonte Europa, oltre a una sezione dedicata alle aree interne.
Dieci proposte per salvare l’agricoltura e riportarla al centro delle decisioni politiche.
«Il tempo è scaduto, come recita lo slogan del testo – spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini (in foto)- Le imprese agricole sono allo stremo, strette tra i rincari record di materie prime ed energia, dal +170% dei fertilizzanti al +130% del gasolio, gli effetti della lunga siccità che ha tagliato le produzioni per oltre 3 miliardi, l’inflazione galoppante. In queste condizioni, abbiamo assolutamente bisogno di stabilità e di un governo operativo che attui nuove misure di sostegno al comparto». «D’altra parte – continua Fini, l’agricoltura è il settore più esposto alle crisi, da quelle climatiche a quelle di mercato, eppure se ne sente parlare troppo poco. Ma quello che fa più arrabbiare è che sembra scontato aumentare i prezzi dei prodotti a causa dei rincari per qualsiasi tipo di attività; invece, l’agricoltura, stranamente, deve cercare di mantenere i prezzi ai livelli degli scorsi anni».
Senza interventi ulteriori, però, «le imprese saranno costrette a farlo, per non chiudere, con conseguenze immediate sulla spesa alimentare dei consumatori. Ecco perché ai candidati chiediamo di mettere mano a un piano agricolo di rilancio per salvare famiglie, aziende e Made in Italy».
Il documento risulta così esposto:
1. Credito d’imposta per l’acquisto di gasolio agricolo, incluso riscaldamento delle colture in serra, per il 2022-2023. Incentivi fiscali per sostenere l’acquisto di altri fattori produttivi (mangimi, fertilizzanti, sementi e piantine);
2. Autorizzare in sede Ue le imprese agricole a immettere in rete energia elettrica prodotta con il fotovoltaico oltre i propri livelli annui di autoconsumo.
3. Esonero dei contributi previdenziali e credito agevolato per imprese agricole dei territori in stato di emergenza per la siccità;
4. Ristrutturazione immediata della rete di canali e della rete idro-potabile. Progetto infrastrutturale di piccoli invasi/laghetti attuabile con tempistiche certe e procedure semplificate.
5. Commissario straordinario per la gestione della fauna selvatica presso Palazzo Chigi con pieni poteri e coordinamento di una cabina di regia con le Regioni per riformare la legge 157/1992;
6. Superamento del regime de minimis nell’ambito del sistema di indennizzi alle imprese agricole.
7. Semplificazione e maggiore flessibilità degli strumenti per il reperimento della manodopera agricola, anche attraverso l’innovazione digitale.
8. Portare a compimento le riforme per poter ricevere nei tempi stabiliti le risorse negoziate. Facilitare le procedure per l’attuazione del Piano.
9. Contrastare i sistemi di etichettatura come il Nutriscore, che penalizzano il Made in Italy. Tutelare le eccellenze agricole italiane di fronte a ingiustificati rischi per la salute umana e al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità;
10. Promuovere una politica commerciale Ue che valorizzi l’agricoltura e garantisca il rispetto della reciprocità delle regole. Impegno sui dossier strategici, dalla revisione del sistema Dop-Igp alla visione di lungo termine per le aree rurali; dalla Strategia Farm to Fork a quella della biodiversità.
Accanto a queste dieci proposte, Cia insiste sul proprio cavallo di battaglia dello sviluppo delle aree interne, che coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie nazionale e sono legate a doppio filo con l’agricoltura italiana. Una valorizzazione che passa per la transizione digitale e la meccanizzazione agricola; incentivi a reti e distretti a vocazione territoriale; potenziamento del turismo rurale; sostegno a forme di agricoltura sociale; crescita di filiere agro-energetiche locali. Allo stesso tempo, serve anche una riorganizzazione dei servizi alla persona, con più infrastrutture stradali, sanitarie e scolastiche, evitando il progressivo spopolamento e abbandono di aree fondamentali per il Paese.