Caro scontrini. Sovrapprezzi leciti?

*a cena con diritto

Il caro scontrini è stato uno dei temi caldi dell’estate 2023, così come il sovrapprezzo per la condivisione di un piatto o l’aggiunta di un ingrediente…questa pratica è lecita?

Giuridicamente si può affermare che, in mancanza di norme che stabiliscono limiti ai prezzi delle attività di somministrazione alimentare, vale il principio della correttezza e trasparenza degli importi richiesti in considerazione del fatto che quello tra cliente e ristoratore è un rapporto contrattuale che impone, per ambo le parti, il dovere di buona fede.

Per effetto di tali principio, le somme richieste al cliente devono essere quelle espressamente indicate in menù o, esposte all’esterno del locale o riferite verbalmente dall’addetto al servizio; in difetto il cliente ha diritto di pagare il prezzo più basso.

Ciò vale ad esempio per l’aggiunta di un ingrediente, per il piatto fuori menù e per i vini (per i quali va chiesta la relativa carta), per la mezza porzione, l’ordine minimo, ovvero per specifici servizi come il costo richiesto per il taglio del dolce portato da casa. 

Per quanto riguarda, ad esempio, il piattino di condivisione, si può dire che il relativo costo vada incluso nella voce coperto indicato in menù o esposto in apposito cartello: altrimenti il cliente può rifiutarne il pagamento. 

Al contrario di quanto si potrebbe pensare la voce di costo corrispondente al pane non è incluso nel coperto per cui, anche in questo caso, va indicata in menù. Se è già in tavola, va chiesto al cliente se lo vuole tenere o meno.

*di alessandro klun

Letizia Ceriani

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