Come una volta: Grand Hotel, osteria storica nel cuore dei Navigli

di letizia ceriani

Sul Naviglio Paese, dove Milano conserva ancora qualche angolo di memoria, l’Osteria Grand Hotel resiste da oltre un secolo. E si vede. Non nelle rughe di un locale storico, ma in quella patina autentica che solo il tempo sa dare: il patio con il glicine, i tavoli della bocciofila all’aperto. E negli interni. Le pareti rosa cipria, i tavoli di legno semplici eleganti, in fondo alla sala un pianoforte a coda, un tempo anima delle serate del locale. Proprio qui, infatti, le vecchie glorie della comicità meneghina degli anni ‘80 – tra i nomi, Lella Costa, Angela Finocchiaro, l’allora duo Aldo e Giovanni, Raul Cremona, Paolo Rossi – si esibivano. E poi, tra una portata e l’altra, jazz e blues fino a tardi. L’oste è Fabrizio Paganini, alla guida dell’osteria da oltre trenta decadi, e ci racconta i tempi andati con una nostalgia però misurata. L’apparenza burbera inganna: basta poco per scoprire la passione che lo lega a questo luogo. «I tempi sono cambiati», dice. E in effetti oggi il pianoforte tace. Ma sul tavolo la sostanza rimane.

La proposta è dichiaratamente tradizionale. In carta campeggiano alcuni piatti firma arricchiti dagli ingredienti di stagione e dai piatti del giorno. È sempre buona cosa assaggiare di tutto un po’.

Per iniziare, prendiamo quindi il qui famoso tortino di sfoglia con scalogno caramellato all’aceto balsamico; anche se la presentazione non è particolarmente fantasiosa, il gusto c’è, la sfoglia è leggera e friabile e lo scalogno regala un gusto agrodolce molto gradevole. Tra le entrées del giorno, scegliamo lo scrigno croccante di Parmigiano in cui è avvolto un ripieno di funghi e ricotta. Equilibrato, saporito, dalle consistenze interessanti.

I primi sono molto invitanti, ma i secondi rubano la scena. La battuta di Fassona arriva ben condita, con una giardiniera di verdure in agrodolce che ricorda le preparazioni piemontesi; l’acidità della guarnizione – cipolline, carote, zucchine – taglia la ricchezza della carne cruda e ne esalta la dolcezza.  Mentre si scioglie letteralmente al primo morso il cosciotto di agnello, cotto a bassa temperatura e servito con un contorno di patate al forno.

I dessert confermano che in cucina c’è qualcuno che sa il fatto suo. Due cialde di frolla di mandorle trattengono un ripieno di crema allo zabaione, che mantiene la sua struttura senza risultare pesante. Infine, addentiamo una torta con marquise di cioccolato amaro e una guarnizione a base di salsa ai frutti rossi. Dolce più classico ma senza sbavature.

È curata anche la carta dei vini che spazia tra Italia e Francia non tralasciando però etichette meno note che strizzano l’occhio al mondo dei naturali.

Osteria Grand Hotel non cerca di essere quello che non è. È un’osteria vera, con tutto quello che ciò comporta: una cucina solida e riconoscibile, porzioni generose, un’atmosfera che ti fa stare bene senza bisogno di effetti speciali. In un panorama gastronomico sempre più affollato di locali che cercano l’originalità a ogni costo, c’è ancora spazio per chi fa semplicemente bene il proprio mestiere.

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Letizia Ceriani

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