Burgez, un hamburger da 15 milioni
di letizia ceriani
Non chiamatela gourmet. L’insegna di fast food Burgez nasce nel 2015 a Milano dall’idea di Simone Ciaruffoli e di Martina Valentini, liberamente ispirata alla realtà 100% americana di Shake Shuck. Si distingue nel panorama nazionale per una comunicazione ironica e provocatoria e per un’offerta di qualità, golosa e american style (da poco anche in versione vegetariana). Ciaruffoli, ex autore televisivo e produttore, è appassionato di psicologia, comunicazione e marketing. Qui racconta come nasce un brand che punta a diventare iconico.
Burgez si pone come rottura rispetto a quelli che vengono venduti come “hamburger gourmet”…
Burgez persiste sul solco statunitense dei classici burger di qualità, al contrario la novità è stata l’hamburger gourmet, il quale ha riscosso successo soprattutto in Francia e in Italia, nei due Paesi con più tradizione enogastronomica, dunque con più pretese intellettuali.
Ma?
In realtà, l’hamburger gourmet – come tutto il cibo cosiddetto gourmet – è un normale hamburger, ma italianizzato, appoggiato su un piatto e ai cui lati trovano posto forchetta e coltello. Il piatto insieme alle posate rappresentano la vera cifra gourmet.
A quale concept si ispira il brand?
Burgez si ispira al modello internazionale, un vero burger, eccetto che in Italia, si riesce a mangiare in tutto il mondo. L’hamburger statunitense è il più citato solamente perché le sue catene multinazionali lo hanno reso celebre sopra gli altri Paesi. Un buon burger, secondo me, si può mangiare in Germania come in Finlandia come in Giappone.
Torna spesso il paragone con l’America… Quanto di americano c’è in Burgez?
Come dicevo, c’è molto di internazionale, più che di statunitense. Le salse sono nostre originali, il bun è statunitense ma di ricetta olandese, la carne è di provenienza italiana ed europea.
Da dove nasce l’intuizione?
L’intuizione nasce dall’incontro con un barbone per le strade di Manhattan. Mi trovavo lì per alcuni incontri di lavoro e dopo essermi soffermato a fare due chiacchiere con lui, mi ha donato un piccolo diario al cui interno erano scritte delle ricette di piatti tedeschi.
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