A Milano brilla il Lume di Taglienti

Un ristorante non è solo fine a se stesso, ma può essere al centro di un universo di altre attività. Con questa idea, un anno fa è nato Lume, ristorante guidato dallo chef Luigi Taglienti che fa parte di W37, realtà polifunzionale in zona Naviglio Grande a Milano, nell’ex fabbrica Richard Ginori.
Lume ha conquistato la stella Michelin a pochi mesi dall’apertura ed è stato premiato Best new European restaurant 2017 da Opinionated About Dining, fra i siti più influenti al mondo nella community gourmet.

Oltre al locale, nell’area di W37 ci sono tre grandi spazi per eventi, cinque uffici e 29 abitazioni dotate di servizi come lavanderia e car wash, tipici del modello americano. Dietro a tutto questo c’è MB America, società di gestione patrimoniale e investimenti che ha due sedi in Italia e una a Miami.

Insieme a Taglienti, MB America ha deciso di scommettere sulla periferia di Milano seguendo il principio della gentrification e il modello dei distretti statunitensi, attraverso accordi con le aziende della zona per valorizzare insieme l’area (W37 è nel consiglio direttivo dell’associazione di via Around Richard, costituita proprio con questo obiettivo).

«Il ristorante Lume si inserisce in questo spazio sia perché molti clienti degli appartamenti circostanti vengono qui a cena, sia perché effettua il catering per gli eventi all’interno di W37», spiega Taglienti. Le aziende che decidono di organizzare qui i loro eventi, infatti, trovano in Lume la risposta a tutte le loro esigenze in ambito food, dal coffee break al light lunch, fino alla cena di gala. «Sono gli eventi che arrivano in casa nostra, non il contrario, attraverso questa sinergia e complicità», aggiunge lo chef.

Il ristorante si trova al centro dello spazio, ideato dall’architetto Monica Melotti, dove sono presenti pareti mobili e pannelli con apertura “a libro” in modo da modificare la location a seconda delle esigenze e del numero di persone presenti. Un’esperienza di design, oltre che di cucina, entrambe eccellenze italiane.

Marco Bruzzi, amministratore delegato di MB America, spiega che in questo modo si viene a creare «un’influenza reciproca tra gli eventi e il ristorante» che risulta positiva per entrambi. «Basti pensare che il 90% degli eventi ha chiesto il catering e il 40% di essi ha avuto più di 150 persone», fino a un massimo di 500.

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