Finanza sostenibile: la scommessa di Agrifood One

Esiste una finanza più umana? Un capitale più paziente che rispetti i tempi dell’agricoltura? La risposta stanno provando a darla i promotori di Agrifood One, il nuovo fondo di investimento destinato a promuovere e valorizzare l’economia reale, l’innovazione e la sostenibilità nel settore agroalimentare italiano. Il progetto è frutto della partnership strategica tra Garnell – gruppo milanese attivo nella finanza d’impresa e nella consulenza a grandi investitori – e Slow Food, l’associazione senza scopo di lucro fondata da Carlo Petrini.

La contaminazione tra questi due mondi fa sì che l’economia e il business vadano in parallelo all’ecologia e la sostenibilità, considerando oltre ai tradizionali indicatori di performance (rischio e rendimento) anche i benefici non monetari e il fattore “buon governo” delle imprese.

Garnell, che ha recentemente ottenuto dalla Banca d’Italia il via libera a operare come Società di gestione del risparmio (Sgr), con Agrifood One si candida a diventare leader tra i fondi di private equity focalizzandosi sulle opportunità presenti nella filiera agroalimentare. Slow Food Italia interagirà strategicamente attraverso il suo multidisciplinare apporto culturale, con una specifica consulenza nel verificare la sostenibilità economica, sociale e ambientale dei progetti d’investimento.

L’obiettivo comune è quello di promuovere una concezione dell’impresa che tenga al centro l’uomo: il profitto dell’azienda deve integrare il bene della sua comunità di stakeholder – azionisti, lavoratori, clienti, fornitori – e i principi di sostenibilità economica, sociale, ambientale, garantendo il successo nel medio-lungo periodo.

Agrifood One punta quindi a indirizzare risorse economiche nelle piccole e medie imprese italiane attive nel settore agroalimentare, per sostenere processi virtuosi di crescita e per potenziare il Made in Italy sui mercati esteri. MAG ha incontrato l’amministratore delegato di Garnell Filippo La Scala (fratello dell’avvocato Giuseppe La Scala) che ha spiegato le caratteristiche di Agrifood One.

Dottor La Scala, a chi è rivolto il fondo?
Il fondo è rivolto a investitori professionali come i grandi fondi pensione, le fondazioni bancarie, fondi di fondi, le corporation, investitori privati e alcuni enti statali. Inoltre sono stati introdotti recentemente i cosiddetti piani individuali di risparmio, una sorta di mix tra fondi pensione e fondi di investimento, che investono in economia reale e rientrano tra i potenziali investitori.

Riguardo alle tempistiche, è già partito il lavoro di Agrifood One?
Le tempistiche sono dettate dalle autorizzazioni. Una volta ottenute quelle della Banca d’Italia e della Consob, abbiamo costituito il fondo e trasmesso la documentazione alle autorità di vigilanza. Attendiamo l’autorizzazione finale per inizio febbraio, così da poter cominciare a sollecitare gli investitori a cui è riservato il fondo.

Qual è la soglia minima di raccolta del fondo?

È pari a 40 milioni di euro.

E l’investimento minimo richiesto agli investitori?
Un milione di euro.

Quale fatturato devono avere le aziende in cui investire?

Il target è in una forchetta tra i 5 e i 150 milioni di euro. Secondo le nostre analisi sul mercato dell’agroalimentare italiano, però, solo un numero limitato di aziende supera i 50-70 milioni. Una caratteristica delle aziende food del nostro Paese è infatti quella di essere relativamente piccole, ma di eccellenza. Proprio per questo noi investiamo nelle imprese del settore con l’obiettivo di farle crescere anche all’estero.

Quante aziende prevedete di coinvolgere?
Pensiamo che un range ragionevole sia tra le cinque e le otto imprese in cui investire.

Quali sono i tempi dell’investimento?
I nostri processi di investimento durano circa cinque-sei anni, così come quelli di disinvestimento e valorizzazione, per un totale di circa 10 anni. Il settore dell’agroalimentare è meno dinamico, più stabile, ma anche meno rischioso… e ha bisogno del suo tempo.

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