Divella studia l’alleanza con produttori indipendenti
Fare impresa vuol dire accettare le sfide e non fermarsi di fronte a un obiettivo mancato. Lo sa bene la famiglia Divella che partendo da un piccolo pastificio fondato nel 1890 a Rutigliano, in Puglia, ha costruito una fortuna. Nel 2014 l’azienda, capitanata dai fratelli Vincenzo e Francesco Divella, aveva previsto di superare i 400 milioni di fatturato e di aumentare la propria capacità produttiva passando da 2,2 a 2,5 milioni di quintali annui di pasta prodotta entro il 2015.
Un obiettivo ambizioso che l’azienda di Rutigliano – pur avendo investito 30 milioni di euro per ingrandire il biscottificio, per lanciare una nuova linea di pasta e ampliate il magazzino – ha però solo sfiorato. «A causa della crisi c’è stata una contrazione dei consumi più grande di quanto avevamo previsto che ha colpito anche quegli alimenti che costituiscono la base della dieta di moltissime persone come la pasta e il pane. Per questo motivo chiuderemo l’anno con un fatturato di 320 milioni e una produttività di circa 2,15 milioni di quintali annui», afferma Francesco Divella, quarta generazione della storica famiglia pugliese e figlio dell’amministratore delegato Vincenzo.
Ma Divella non demorde. Anzi, rilancia. L’azienda – che ha circa 320 dipendenti e detiene l’8% del mercato italiano della pasta – ha, infatti, intenzione di continuare a perseguire quegli obiettivi di crescita e di sviluppo che si era prefissata e, soprattutto, vuole farlo nel suo stile: puntando sulla tradizione e sull’indipendenza. «Nei prossimi anni – rivela Divella – vogliamo crescere di dimensioni e diventare il doppio di oggi per poter lavorare con le catene della grande distribuzione europea. Un’impresa tutt’altro che facile visto che questi gruppi hanno un enorme potere contrattuale e su questo fanno leva per imporre un prezzo di vendita più basso». I Divella però, assicurano, hanno già pronta una soluzione: «Abbiamo pensato di aggregarci con altre realtà simili alla nostra per origini e tradizione. Al momento siamo in fase di valutazione e trattativa con dei produttori di conserve, di tonno e di vini. L’idea è quella di creare un polo di aziende che mettono in comune tecnologie e clienti pur conservando ognuna la propria identità».
Una scelta che testimonia, ancora una volta, la volontà di mantenere all’interno della famiglia il controllo dell’azienda e di non percorrere strade alternative come quella della quotazione o dell’apertura ai fondi di investimento.
Secondo Francesco Divella questi sono infatti «degli strumenti di crescita che non ci interessano. Noi Divella abbiamo una visione d’impresa antica e un po’ gelosa della nostra indipendenza. Non è nel nostro stile rendere conto a qualcun altro e tutte le decisioni continuano a essere prese, ancora oggi, all’interno del consiglio costituito dalla famiglia». Un «no» deciso, quindi, anche per l’ingresso di manager esterni. «Finora abbiamo sempre avuto un assetto molto verticistico. Ci sono infatti i due amministratori delegati e, sotto di loro, una serie di responsabili a cui fanno riferimento le varie aree del nostro business. Se però, come speriamo, l’azienda dovesse crescere molto, forse allora si dovrà valutare l’ipotesi di cercare altre risorse al di fuori dei membri della nostra famiglia. Ma ci penseremo più avanti», spiega Francesco Divella.
Oggi, infatti, i pensieri della famiglia-azienda Divella sono tutti rivolti, oltre che verso il mercato Europeo, anche a quello dall’altra parte dell’Oceano. «Per anni ci siamo appoggiati ai piccoli distributori della costa est degli Stati Uniti. Ora invece abbiamo stretto un accordo con un’importante agenzia di distribuzione alimentare americana che ci consentirà di diffonderci su tutto il territorio e di vendere i nostri prodotti nelle grandi catene come Walmart». Ma l’azienda non dimentica nemmeno gli altri mercati: «Qualche anno fa – ricorda Divella – abbiamo iniziato a vendere i nostri prodotti anche in Giappone, in Russia, in Corea e in Australia. Tutti mercati che continuano a essere in crescita e a cui si sono aggiunti anche i Balcani. Da lì arriva infatti una domanda di anno in anno più forte».
E per rispondere alle diverse esigenze dei vari mercati in cui opera, la famiglia Divella ha deciso di scegliere la strada della diversificazione. Non solo pasta secca – che costituisce comunque il 50% del loro fatturato – e fresca, ma anche farine, pelati, sughi e, negli ultimi anni, anche prodotti da forno. «Questo è sicuramente il settore su cui intendiamo investire maggiormente. Negli ultimi anni abbiamo scommesso sull’ampliamento del nostro biscottificio e ora vogliamo far fruttare questo investimento che, anche dal punto di vista economico, è stato molto cospicuo». Quello dei prodotti da forno, a dispetto delle apparenze, non è infatti – assicura Divella – un mercato saturo: «Il motivo è che, nonostante i tanti marchi in circolazione, continua a crescere la richiesta di prodotti sempre più naturali e con pochi grassi. Ed è proprio su questa fascia che intendiamo puntare nei prossimi anni, senza dimenticare però la sostenibilità dei prezzi per i consumatori».
Tratto dal MAG n. 49 del 14 dicembre 2015