Come aprire un ristorante a New York… Sottocasa
Aprire un locale negli Stati Uniti è il sogno di molti ristoratori italiani. Ma può diventare una corsa a ostacoli dal punto di vista legale. Lo spiega a Foodcommunity.it Elena Della Volpe, che insieme a Matteo Prospiti ha aperto a New York la pizzeria Sottocasa Harlem, che fa parte del brand Sottocasa (già presente in altre due location a Brooklyn) di cui è proprietario il loro socio Luca Arrigoni.
Della Volpe e Prospiti hanno ceduto nel 2015 il loro ristorante all’isola d’Elba per lanciarsi nella nuova avventura a New York insieme ad Arrigoni. Ma cosa bisogna fare per aprire un ristorante negli Usa? «La prima cosa da fare è trovarsi un avvocato specializzato in visti e attività commerciali», racconta Della Volpe a Foodcommunity.it. «Una volta fatto questo, bisogna seguire l’iter burocratico dettato dalle leggi americane, molto simile all’Italia tranne che per l’utilizzo dei notai».
Per evitare di scontrarsi contro muri burocratici e legali, Della Volpe consiglia di «aprire con un socio americano e riconosciuto da questo Paese, perché ciò rende tutto più semplice, altrimenti come straniero non esisti e devi veramente avere grossi capitali da investire».
Il valore del denaro investito, aggiunge, «deve essere coerente con la tipoligia di attività da aprire. Le leggi americane non richiedono una cifra fissa, ma è certo che più soldi porti e meno problemi avrai. Quando si preparano i documenti la coerenza dell’investimento è molto importante».
Nel caso di Sottocasa Harlem «ci aggiriamo intorno ai 300 mila dollari». Inoltre sono necessari «un business plan credibile e tutta una serie di documenti che attestino la tua volontà di investire e produrre business in America».
Gli ostacoli burocratici, spiega Della Volpe, «sono legati al riconoscimento da parte degli Usa della tua “esistenza”. Il fatto di non avere una credit history è un grosso problema per vivere in questo Paese, tutte le informazioni viaggiano online e se non puoi dimostrare che sei un buon pagatore (quello che si fa normalmente tutti i giorni anche in Italia) nessuno ti dà credito, non affitti casa, niente carta di credito, eccetera». Quindi se non ci fosse stato il socio Arrigoni, proprietario del brand Sottocasa, «per noi aprire sarebbe stato molto più lungo e complesso».
Tra i progetti di Della Volpe e Prospiti «nell’immediato futuro c’è quello di avviare al meglio Sottocasa Harlem» e in seguito «valutare la possibilità di aprire altre attività commerciali». Perché New York, conclude, «quando “ti riconosce” fa di tutto per incentivare il tuo business».