Chef o agricoltori, i giovani puntano sul settore food

Fare lo chef, o comunque lavorare nel mondo del food, è sempre più il sogno dei giovani. Negli ultimi anni in Italia c’è stato un boom di iscrizioni negli istituti alberghieri, che per l’anno accademico 2016-17 sono pari all’8,1% del totale (dati Miur), poco sotto il liceo linguistico.

Sulla scia del successo di Massimo Bottura (la sua Osteria Francescana è stata premiata miglior ristorante al mondo) e dei giudici di MasterChef Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Antonino Cannavacciuolo, il mestiere di cuoco ha acquisito un fascino speciale sugli studenti, che hanno “preso d’assalto” gli istituti professionali di enogastronomia e ospitalità alberghiera.

Quest’anno gli iscritti sono lievemente scesi a 41 mila, dal picco di 48 mila del 2014, ma si tratta di «una contrazione fisiologica, eravamo arrivati a cifre eccessive», spiega al Corriere della Sera Ilario Ierace, presidente della Rete nazionale alberghieri. In ogni caso «resta l’istituto professionale preferito dai ragazzi grazie al traino della tivù, dell’Expo e della crisi, che ne ha messo in luce gli sbocchi».

Sono in crescita anche gli iscritti alla facoltà di Agraria, passati dal 2,2% del 2006 al 3,4% del 2016 secondo l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario. E i lavoratori agricoli under 35 sono aumentati del 35% nell’ultimo anno, pari a 70 mila giovani (dati Coldiretti).

Inoltre, secondo un’indagine Coldiretti-Censis, il 46,2% degli italiani si cimenta nel giardinaggio e c’è una forte crescita di coltivazioni di orti (anche urbani), soprattutto da parte dei giovani. Tra quelli compresi tra i 18 ed i 34 anni la percentuale sale al 50,8.

Infine si moltiplicano le startup collegate al cibo ideate sempre dai giovani. Per il Future Food Institute sono attualmente 350 in Italia e vanno dall’agritech all’e-commerce, dalla sharing economy al food delivery.

La ristorazione, che vale 76 miliardi in Italia (al terzo posto in Europa dopo Regno Unito e Spagna) e dà lavoro a oltre 680 mila persone (dati Fipe) si conferma così, insieme a tutto il settore agroalimentare (fatturato dell’export 36,8 miliardi di euro), un traino per l’economia italiana, anche in chiave futura.

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