Di Vincenzo: «Ecco perché ho venduto ad Ab Inbev»

Non sono ancora finite le polemiche nel mondo della birra artigianale italiana per la vendita di Birra del Borgo al colosso Ab Inbev. Molti produttori hanno criticato la decisione di Leonardo Di Vincenzo (nella foto) di affidarsi a una multinazionale. Dopo aver dato voce a chi lo accusa di essere “passato dalla parte del nemico”, Foodcommunity.it ha chiesto a Di Vincenzo di spiegare le ragioni della sua scelta. Ecco cosa ci ha risposto:

Innanzitutto facciamo un po’ di chiarezza, anche per un motivo di trasparenza nei confronti di tutte le persone interessate: attorno a quale cifra si aggira l’affare?
Non ci piace molto chiamarlo “affare”, la nostra è stata una scelta ragionata e le motivazioni economiche sono tutte riconducibili alla volontà di continuare a produrre birra di qualità sempre maggiore. Per il resto continueremo a gestire l’azienda come abbiamo sempre fatto: Leonardo Di Vincenzo resta amministratore delegato e il team sarà quello di sempre.

Perché hai scelto di vendere?
Abbiamo scelto di legarci ad AB InBev proprio perché grazie alla sua esperienza nella produzione birraria ci aiuterà ad offrire ai nostri consumatori una scelta più ampia di birre di qualità. Questa partnership ci consentirà di tenere il passo con la crescente domanda di birra e di avere accesso ad un incredibile quantità di know-how, sia dal punto di vista tecnologico che scientifico.

Qual era la situazione economica di Birra del Borgo prima dell’accordo con Ab Inbev?
Sicuramente non ci consentiva di progettare e sperimentare come stiamo immaginando di fare adesso grazie a questa partnership. Quello che ci interessa è fare birra di qualità concentrando le energie sulla produzione di contenuti interessanti e soprattutto sulla sperimentazione, senza doverci preoccupare di tutti quegli aspetti manageriali e imprenditoriali che tolgono spazio alla creatività.

Ora qual è il nuovo piano di business?
Anche prima di questa partnership avevamo progettato di aumentare le capacità produttive di Birra del Borgo e dunque ci siamo mossi esattamente in quella direzione, per continuare a investire nella crescita del nostro birrificio ed incrementare la produzione di grandi birre.

Dopo l’annuncio, sono arrivate molte critiche da parte di alcuni protagonisti del mondo della birra artigianale (da Teo Musso a Manuele Colonna) i quali hanno fatto sapere che non serviranno più le vostre birre. Hanno preso una decisione troppo drastica?
Rispettiamo il pensiero di chi ha fatto questa scelta, non abbiamo molto da dire in proposito.

Cosa rispondi a chi sostiene che sei passato “dall’altra parte della barricata” vendendo a una multinazionale?
Rispondiamo che ai nostri consumatori interessa avere dell’ottima birra e questo non cambierà. Quello che ci ha spinti a siglare questa partnership, nella quale manterremo la più completa autonomia, è stato il bisogno di poter fare investimenti per tenere il passo con la domanda. Il nostro partner ama la birra di qualità tanto quanto noi, questo ci rende felici e molto fiduciosi circa le prospettive future.

Pensi che alla fine anche altri produttori di birra artigianale seguiranno la tua strada?
Chi può dirlo? Noi abbiamo fatto questa scelta per rispondere a una domanda crescente, per continuare a innovare e mantenere alta la qualità e la costanza nei nostri prodotti.

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