InGalera, da Bollate alla top ten dei migliori ristoranti di Milano
Bollate vanta un ristorante che è al decimo posto nella lista dei seimila ristornati milanesi, e che ha un nome che è tutto un programma: InGalera. Tutto un programma, e non per modo di dire, ma letteralmente: nasce infatti dall’idea degli spinoff del carcere di Bollate, il carcere alla periferia nord di Milano dove sono nati numerosi laboratori per il recupero sociale dei detenuti. Tra i tanti laboratori, quello della cucina, nato per preparare i pasti ai detenuti. Si tratta del primo spinoff del carcere, in realtà: su sollecitudine dei dirigenti del carcere, si costituisce la cooperativa Abc, formata da carcerati che cucinano il cibo necessario a sfamare oltre mille detenuti al giorno. Da semplice spinoff a ristorante vero e proprio il passo è stato breve. Tutto merito di una donna, Silvia Polleri, imprenditrice e presidente della cooperativa Abc, che di tasca sua ha investito un’ingente somma di denaro, ben 130 milioni di euro. La stessa cifra investita anche dalla Fondazione Cariplo e che, insieme ad alcune donazioni della PricewaterhouseCoopers e della Alessi, ha reso reale il progetto della donna manager coraggiosa (e intuitiva). I cinquanta posti a sedere sono sempre prenotati, si fa letteralmente la fila per poter mangiare in questo ristorante dove ogni cosa è curata nei minimi dettagli e la scelta delle materie prime punta solo all’ottima qualità. Chef del ristorante è Ivan Manzo, aiutato da dodici collaboratori detenuti nei ruoli di cuochi e camerieri detenuti. Una realtà che ha dato lustro e onore al nostro Stato, soprattutto in un periodo come questo, dominato dallo scandalo di Mafia Capitale. Questo perchè la percentuale di recidiva dei detenuti di Bollate è notevolmente inferiore persino di quella dei detenuti di Belgio e Olanda. Non è dunque un caso se del nostro carcere InGalera si parla molto, soprattutto all’Estero, dove è visto come modello da replicare.